Museo Cristiano di Nagasaki
- Pubblicato il : 30/09/2014
- Per : G.L.
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La storia dei cristiani di Nagasaki rappresenta un capitolo affascinante della storia religiosa giapponese, segnata dalla persecuzione, dalla resistenza e dalla fede. Per oltre 250 anni, i cristiani giapponesi hanno dovuto praticare la loro religione nell'ombra, creando una cultura religiosa unica per sopravvivere alle persecuzioni dello shogunato Tokugawa. Oggi, diversi musei a Nagasaki e dintorni conservano questa storia eccezionale, offrendo ai visitatori uno sguardo su questo intenso periodo della storia giapponese. Da oggetti sacri nascosti a testimonianze toccanti, queste istituzioni culturali raccontano la straordinaria storia dei "cristiani nascosti" che mantennero la loro fede contro ogni previsione.
La storia dei cristiani nascosti di Nagasaki e la loro eredità culturale
La storia dei cristiani in Giappone inizia nel XVI secolo con l'arrivo dei missionari europei, in particolare del gesuita Francesco Saverio nel 1549. Nagasaki divenne rapidamente il centro del cristianesimo in Giappone, con circa 300.000 convertiti all'inizio del XVII secolo. Tuttavia, questo periodo di apertura fu di breve durata. Nel 1614, lo shogunato Tokugawa promulgò un editto che vietava formalmente il cristianesimo in tutto il Giappone, costringendo i fedeli a scegliere tra l'apostasia e la clandestinità.
Di fronte a questo divieto, molti cristiani scelsero di praticare la loro fede in segreto. Questi "cristiani nascosti" (kakure kirishitan) svilupparono pratiche uniche per nascondere la loro religione. Creavano oggetti di culto camuffati, come statue della Vergine Maria che assomigliavano alla dea buddista Kannon. Le preghiere venivano trasmesse oralmente, spesso modificate per assomigliare ai canti buddisti. Questi adattamenti crearono una forma sincretica di cristianesimo, mescolando elementi cristiani, buddisti e shintoisti.
Uno degli aspetti più eclatanti di questo periodo fu la pratica del "fumi-e", in cui le autorità costringevano i sospetti a calpestare le immagini religiose cristiane per dimostrare che non erano cristiani. Chi si rifiutava veniva spesso torturato o giustiziato. Nonostante questa dura persecuzione, le comunità cristiane di Nagasaki e delle regioni circostanti, in particolare nelle isole isolate, riuscirono a mantenere la loro fede per più di due secoli.
Solo nel 1873, dopo l'apertura del Giappone all'Occidente, il divieto di cristianesimo fu revocato. Fu allora che migliaia di "cristiani nascosti" rivelarono la loro fede, un evento noto come la "scoperta dei cristiani nascosti" o il "miracolo dell'Oriente". Questa rinascita portò alla costruzione di chiese in tutta la regione, molte delle quali sono oggi Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
Il Museo Cristiano di Amakusa: collezioni e mostre principali
Il Museo Cristiano di Amakusa è una tappa fondamentale per comprendere la storia dei cristiani nascosti del Giappone. Situato sull'isola principale di Shimoshima, nell'arcipelago di Amakusa, questo museo è dedicato alla conservazione e alla trasmissione della storia cristiana locale, particolarmente segnata dalla ribellione di Shimabara-Amakusa.
Le collezioni del museo comprendono alcuni eccezionali manufatti del periodo clandestino. Tra gli oggetti più importanti vi sono quelli utilizzati durante la ribellione di Shimabara-Amakusa, una rivolta di contadini cristiani nel 1637-1638 che fu brutalmente repressa. Questa rivolta, guidata dal giovane Amakusa Shirô, di soli 17 anni, rappresentò una svolta decisiva nella storia dei cristiani giapponesi, in quanto portò a una politica ancora più rigida di chiusura del Paese.
Il museo espone anche una delle tre grandi bandiere religiose del mondo, un raro tesoro storico. Ci sono anche molte reliquie cristiane nascoste: medaglioni, crocifissi in miniatura, immagini sacre nascoste in oggetti di uso quotidiano e documenti storici che raccontano le persecuzioni. Questi oggetti illustrano l'ingegnosità dei cristiani nascosti nel preservare la loro fede senza attirare l'attenzione delle autorità.
Le mostre permanenti del Museo Cristiano di Amakusa ripercorrono cronologicamente la storia del cristianesimo nella regione, dall'arrivo dei primi missionari fino ai giorni nostri. Un'intera sezione è dedicata alla figura di Amakusa Shirô, a volte presentato come un leader carismatico, a volte come un martire, la cui testa fu esposta a Nagasaki dopo la sua morte come monito. Il museo presenta anche una ricostruzione degli spazi segreti dove i cristiani si riunivano a pregare, permettendo ai visitatori di immergersi nell'atmosfera di quei tempi pericolosi.
Altri musei dedicati ai cristiani nascosti nella regione di Nagasaki
La regione di Nagasaki ospita diversi altri importanti musei che conservano l'eccezionale storia dei cristiani nascosti. A cominciare dal Museo dei Ventisei Martiri di Nagasaki, che ricorda l'esecuzione per crocifissione di 26 cristiani nel 1597, evento che segnò l'inizio di una persecuzione sistematica. Situato sulla collina dove avvennero le esecuzioni, questo museo espone oggetti personali dei martiri, documenti storici e opere d'arte religiosa.
Nel quartiere di Urakami, dove nel 1945 fu sganciata la bomba atomica, si trova il museo dedicato alla storia e al patrimonio del rifugio cristiano. Inaugurato nel 2015 per commemorare il 150° anniversario della scoperta dei cristiani nascosti, il museo espone medaglie e icone nascoste dalle famiglie cristiane durante il periodo del bando. Le collezioni sono gestite dall'arcidiocesi di Nagasaki.
Sull'isola di Hirado, il museo Shima no Yakata presenta un'impressionante collezione di vetrate e altre reliquie del patrimonio cristiano locale. Quest'isola era un importante centro cristiano all'inizio del XVII secolo prima di diventare un luogo di persecuzione.
Nell'arcipelago di Amakusa, oltre al museo cristiano principale, si trovano anche il museo di Santa Maria e il museo Amakusa Shiro, che illustrano rispettivamente l'influenza culturale occidentale nella regione e la storia della ribellione di Shimabara. A Sotome, a nord-ovest di Nagasaki, il Museo del patrimonio dei cristiani nascosti illustra come questa comunità sia riuscita a preservare la propria fede in questa regione isolata e montuosa.
Infine, il Sakitsu Archive Centre, ospitato in una locanda ristrutturata del 1936, ripercorre la storia unica di questo villaggio di pescatori cristiani. Qui è possibile scoprire oggetti di culto unici, come un albero di abalone usato nelle cerimonie religiose e tramandato di generazione in generazione.
Siti storici cristiani da visitare nei dintorni di Nagasaki
La regione di Nagasaki è costellata di siti storici cristiani che raccontano la struggente storia dei cristiani nascosti. Nel 2018, dodici di questi siti sono stati inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO con il titolo "Siti cristiani nascosti della regione di Nagasaki", riconoscendone l'eccezionale valore culturale.
La Basilica dei Ventisei Santi Martiri del Giappone, nota anche come Chiesa di Oura, è il più antico edificio cattolico esistente in Giappone. Costruita nel 1864 dai missionari francesi, fu teatro nel 1865 della "scoperta dei cristiani nascosti", quando un gruppo di giapponesi rivelò segretamente a padre Petitjean di condividere la sua fede. Questa, la prima chiesa del Paese, è stata dichiarata tesoro nazionale giapponese.
I resti del castello di Hara a Minamishimabara testimoniano la sanguinosa ribellione di Shimabara-Amakusa del 1637-1638. Questo sito fu l'ultima roccaforte dei cristiani che si ribellavano allo shogunato e la sua caduta segnò l'inizio del periodo di rigido isolamento del Giappone e di intensa persecuzione dei cristiani.
Le isole Goto, in particolare l'isola di Hisaka, ospitano diversi villaggi cristiani notevolmente ben conservati. Queste isole isolate fungevano da rifugio per i cristiani in fuga dalle persecuzioni sulla terraferma. La chiesa di Egami sull'isola di Naru, con la sua architettura unica che fonde stili occidentali e giapponesi, è particolarmente degna di nota.
Il villaggio di Sakitsu, nella regione di Amakusa, è un esempio lampante della coesistenza del cristianesimo e delle religioni tradizionali giapponesi. L'attuale chiesa è stata costruita nel 1934 proprio nel luogo in cui i cristiani furono costretti a rinunciare alla loro fede calpestando le immagini sacre (fumi-e). Il suo pavimento in tatami testimonia l'adattamento del cristianesimo alla cultura giapponese.
A Sotome, le chiese di Shitsu e Ono illustrano la rinascita del cristianesimo dopo la fine del divieto. Costruite dopo il 1873, conservano il loro aspetto originale e continuano ad accogliere i fedeli ancora oggi.
La rivolta di Shimabara-Amakusa e il suo impatto sui cristiani giapponesi
La Rivolta di Shimabara-Amakusa fu un capitolo cruciale nella storia dei cristiani in Giappone. La rivolta, iniziata il 17 dicembre 1637, fu innescata da una combinazione di fattori religiosi ed economici. I contadini della regione, duramente colpiti dalla carestia e schiacciati dal peso delle tasse imposte dal loro signore Matsukura Katsuie, si sollevarono contro lo shogunato.
Sebbene la rivolta non fosse motivata esclusivamente da ragioni religiose, assunse presto una dimensione cristiana. Amakusa Shirô, un sedicenne considerato da alcuni una figura messianica, divenne il leader spirituale dei ribelli. Figlio di un samurai cristiano, galvanizzò gli insorti, che si rifugiarono nel castello abbandonato di Hara.
Di fronte a questa minaccia, lo shogunato mobilitò una forza impressionante di quasi 125.000 uomini. Agli olandesi, gli unici europei ancora autorizzati a commerciare con il Giappone, fu persino chiesto di bombardare il castello dalle loro navi. Nonostante quattro mesi di accanita resistenza, il castello cadde il 15 aprile 1638. Circa 37.000 ribelli furono massacrati, compresi donne e bambini. Amakusa Shirô fu catturato e decapitato, la sua testa fu esposta a Nagasaki come monito.
Le conseguenze di questa rivolta furono devastanti per i cristiani giapponesi. Lo shogunato la considerò una conferma del fatto che i cristiani erano sudditi sleali, suscettibili di allearsi con potenze straniere. La politica di persecuzione fu intensificata e il Giappone entrò in un periodo di isolamento totale (sakoku) che durò più di due secoli. I portoghesi furono definitivamente espulsi e solo agli olandesi, confinati nell'isola artificiale di Dejima a Nagasaki, fu permesso di mantenere limitati rapporti commerciali.
Per i cristiani giapponesi fu l'inizio del periodo più difficile. Le comunità dovettero adattarsi per sopravvivere, sviluppando pratiche sincretiche che fondevano elementi cristiani con le tradizioni locali. La figura di Amakusa Shirô divenne un simbolo importante per i cristiani nascosti, anche se la Chiesa cattolica non lo riconobbe mai come martire, a differenza di altri cristiani giapponesi giustiziati nello stesso periodo.
Informazioni pratiche per visitare i musei cristiani di Nagasaki
Per un'esplorazione completa dei musei e dei siti cristiani nella regione di Nagasaki, si raccomanda un'attenta pianificazione, poiché sono sparsi su un'area piuttosto vasta. Il punto di partenza ideale è la stessa città di Nagasaki, facilmente raggiungibile in treno dalle principali città giapponesi come Fukuoka, Osaka o Tokyo.
Il Museo dei Ventisei Martiri di Nagasaki è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, con un biglietto d'ingresso di 500 yen per gli adulti e 400 yen per i bambini. Situato nel quartiere di Nishizakamachi, è facilmente raggiungibile in tram dalla stazione principale.
Per visitare il Museo Cristiano di Amakusa è necessario recarsi sull'isola di Shimoshima. Da Nagasaki, ci sono diverse opzioni: prendere un autobus per il porto di Mogi e poi un traghetto per Tomioka (traversata di 25 minuti), oppure prendere il treno per Isahaya e poi un autobus per il porto di Kuchi-no-tsu seguito da un traghetto per il porto di Oni-ike. Il viaggio totale da Nagasaki dura circa sei ore. Il museo è generalmente aperto dalle 9.00 alle 17.00.
I siti della penisola di Shimabara, tra cui le rovine del castello di Hara, sono meglio raggiungibili in auto. Si consiglia di noleggiare un'auto per esplorare efficacemente questa zona ricca di storia. L'Arima Christian Heritage Museum di Minamishimabara, che presenta la storia del castello di Hara, è aperto dalle 9 alle 18 (chiuso il giovedì) e costa 300 yen per gli adulti.
Per visitare le isole Goto, diversi traghetti partono ogni giorno dal porto di Nagasaki. Dedicate almeno un'intera giornata, o anche un pernottamento, per esplorare queste isole isolate con i loro magnifici paesaggi e i villaggi cristiani incontaminati.
Il Centro informazioni della Chiesa di Nagasaki, situato a Dejima-Warf nel centro di Nagasaki, è una risorsa preziosa per i viaggiatori. Aperto dalle 9.30 alle 17.30, offre informazioni dettagliate su tutti i siti cristiani della zona, comprese mappe, orari e itinerari consigliati.
Per un'esperienza più approfondita, si consiglia di prenotare una visita guidata specializzata o di acquistare uno dei pass turistici regionali, che possono includere l'accesso a diversi siti e musei.
L'iscrizione al Patrimonio mondiale dell'UNESCO dei siti cristiani nascosti
Il 30 giugno 2018 segna una data storica per il patrimonio cristiano del Giappone. Quel giorno, dodici siti della regione di Nagasaki sono stati iscritti collettivamente nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO con il titolo "Siti cristiani nascosti della regione di Nagasaki". Questo riconoscimento internazionale corona quasi 400 anni di resistenza religiosa e culturale.
Il sito comprende dieci villaggi, i resti del Castello di Hara e la Basilica dei Ventisei Santi Martiri (Chiesa di Oura). Questi siti, sparsi nelle prefetture di Nagasaki e Kumamoto, illustrano tre fasi chiave della storia cristiana giapponese: l'incontro iniziale con il cristianesimo, il periodo di proibizione e persecuzione e la rivitalizzazione dopo la revoca del divieto nel 1873.
Secondo l'UNESCO, questi siti "testimoniano in modo unico la particolare tradizione culturale nutrita dai cristiani nascosti della regione di Nagasaki, che trasmisero segretamente la loro fede cristiana durante il periodo del divieto, dal XVII al XIX secolo". Rappresentano una forma unica di sincretismo religioso in cui coesistevano elementi di cristianesimo, buddismo e shintoismo.
L'origine di questa iscrizione risale alla metà degli anni 2000, quando un gruppo di ricercatori di storia e architettura si mise a documentare le chiese della regione. Notando l'importanza di questi edifici, hanno lanciato l'idea di inserirli nel Patrimonio dell'Umanità. Dopo anni di promozione e preparazione, il governo giapponese ha presentato ufficialmente la domanda nel 2016.
Il riconoscimento da parte dell'UNESCO ha aumentato notevolmente il profilo internazionale di questi siti e ne ha favorito una migliore conservazione. Sono state messe in atto misure di protezione complete per ogni componente della proprietà, in conformità con la legge giapponese per la protezione dei beni culturali.
La visita di Papa Francesco in Giappone nel novembre 2019, la prima di un pontefice dai tempi di Giovanni Paolo II nel 1981, ha ulteriormente rafforzato l'importanza simbolica di questi siti. Per i discendenti dei cristiani nascosti, alcuni dei quali continuano a praticare forme sincretiche di cristianesimo, questo riconoscimento rappresenta una convalida dell'eredità dei loro antenati.
Oggi, questi dodici siti costituiscono il 22° Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO in Giappone, a testimonianza dell'eccezionale ricchezza culturale e della storia religiosa unica del Paese.